Opera omnia: conclusioni

Quasi un anno fa iniziava la pubblicazione dell’Opera Omnia di Romano Scarpa. La scorsa settimana è finita ed è giunto il momento di tirare le conclusioni sull’opera.

Scarpa o Scapra?

Innanzitutto il punto più controverso (per alcuni): la decisione di fare un’opera omnia e non una semplice ristampa delle sole storie scritte dallo stesso Scarpa. Anni fa pensavo che, dovendo scegliere, avrei scelto solo quelle scritte da lui, sia perché rendeva la pubblicazione di un’opera simile più realistica (meno volumi) sia perché alla fine sarebbe stata sostanzialmente la pubblicazione con la più alta qualità media di tutti i tempi, per ovvi motivi. La scelta dell’editore è stata però quella di pubblicare tutto… e ora riconosco che è stata una scelta vincente, per tanti motivi. Innanzitutto la qualità delle sceneggiature non è mai stata pessima. Certo, molte storie dello Studio Disney o della Egmont non sono esattamente il massimo (nessuno lo nega) e sicuramente anche una manciata di quelle italiane. Ma queste storie sono veramente poche e la maggior parte di loro vanno dal decente al molto bello fino anche a raggiungere in alcuni casi il capolavoro, affiancandosi quasi a quelle scritte da Scarpa. La pubblicazione esclusiva di queste ultime avrebbe sicuramente favorito il lettore nella lettura della “continuity” scarpiana senza intermezzi di altri autori, ma le storie di paperi si sarebbero comunque mescolate con quelle dei topi per cui questo “guadagno” non sarebbe stato poi così fondamentale. Inoltre i volumi attuali consentono, ovviamente, di leggere solo le storie scritte da Scarpa se proprio si desidera farlo.
Importante ricordare anche che Scarpa comunque cambiava sempre le sceneggiature che disegnava (“Ho sempre cambiato qualcosa nelle sceneggiature altrui”, dall’intervista nel libro blu)… dove inizia una storia interamente sua e dove finisce quella scritta da un altro? Dove mettiamo Marco Polo?

Carta e rilegatura

La carta è perfetta, non si può davvero dire nulla. Per quanto riguarda la rilegatura ho sentito diverse lamentele, con gente che si trovava volumi sfasciati ogni settimana. A me è successo solo una volta che si staccassero parzialmente alcune pagine da un volume, mentre per il resto mai nessun problema, pur aprendoli non poco (per indicizzarli). Immagino però di essere una mosca bianca e che sarebbe servita maggior cura a riguardo.

Colorazione

L’unico vero problema dell’opera, a mio parere. E come sappiamo, un problema insanabile ora come ora. Di moltissime storie l’unica versione presente in archivio è quella ricolorata male degli anni novanta o duemila proveniente dalla pubblicazione sulle testate Paperino o Zio Paperone. Una ricolorazione corretta ex-novo tipo Fantagraphics o anche migliore (anche per le storie colorate male già in origine come Il gigante della pubblicità) è chiaramente un lavoro troppo oneroso sia in termini di tempo che in termini di denaro da potersi fare per una pubblicazione economica settimanale. Un ottimo lavoro è stato comunque fatto nella colorazione delle pagine precedentemente in bianco e nero, cosa che probabilmente sarebbe stato bene non fare solo in quelle pochissime storie con i retini che prevedevano invece proprio l’alternanza del colore e del b/n. (Io sono un amante del b/n e terrò per sempre stretti i volumi arancioni Comic Art… ma oggettivamente parlando dubito che se a suo tempo avessero chiesto a Scarpa “Ti farebbe schifo se queste storie le pubblicassimo a colori?” avrebbe detto di sì).

Censure

Lo stesso problema di impianti riguarda le storie con testi censurati e non ripristinati. Nonostante la credenza popolare, nessuno più censura le storie Disney da diversi anni e queste censure sono negli impianti anche da mezzo secolo ormai. Per l’opera è stato fatto un lavoro certosino di ripristino dei testi originali che però, per problemi tecnici, in alcuni casi non è arrivato alla stampa con la conseguente pubblicazione delle “solite” vecchie versioni censurate.

Ordine delle storie

A differenza di altre collane (l’attuale Asterix o gli stessi Gottfredson e Barks) questa omnia di Scarpa parte realmente dall’inizio. Commercialmente, per fortuna, aveva senso, avendo Scarpa impiegato pochissimo tempo a raggiungere i massimi livelli. Rimangono due piccoli problemi: l’esigenza di avere come prima storia del volume quella principale dello stesso levandola dal suo posto naturale (esigenza che ritengo discutibile) e l’esigenza perfettamente comprensibile di mantenere il numero di pagine fisso.

Rimontaggio delle storie

Le storie dello Studio Disney pubblicate in origine su Topolino rimontate su tre strisce sono state riproposte in versione rimontata. È vero che in Italia sono note solo in quel modo, ma sarebbe sicuramente stato meglio ripristinarle all’originale (cosa, come i colori, probabilmente impossibile da fare a questi costi e a questa periodicità). Ottima la presentazione in doppia versione de Le dolcezze del Natale, sensata anche perché Scarpa aveva in parte collaborato al rimontaggio.

Le storie degli altri disegnatori

Personalmente non le avrei inserite, lo ammetto. Non le ho mai considerate “storie di Scarpa” in nessuna cronologia e il suo apporto è nella maggior parte dei casi veramente minimo. Pur essendo i disegnatori coinvolti davvero ottimi, ovviamente (sono allievi di Scarpa!).

Storie non Disney

Finalmente ripubblicate tutte! Come sceneggiatura non sono certo tra le migliori, ma non sarebbe stata una vera opera omnia se fossero state escluse. A questo proposito, anzi, ora le rimuoverò dal sito visto che le proponevo solo perché non venivano ristampate da decenni.

Apparato critico

Senza precedenti, davvero fantastico. Ogni tanto si esulava un po’ da Scarpa, ma per riempire 51 volumi è normale… Un po’ secondarie le schede dei personaggi (mai stato un fan), molto più interessanti quelle degli autori che hanno collaborato con Scarpa. Portfolio sempre interessantissimo. E Becattini forse sta imparando che è meglio non spoilerare nelle introduzioni alle storie (a meno di trasformare le introduzioni in note da pubblicare dopo la storia. 😉 ).

Prezzo

Ridicolmente basso, fantastico.

A differenza di Barks e Gottfredson Scarpa era italiano e quindi questa opera oltre ad avere un infinito vantaggio rispetto alle altre due omnie precedenti (cioè è in lingua originale!) difficilmente verrà superata da un'”edizione di lusso” (più costosa e con ben altra periodicità) a breve come invece è successo con con i due grandi americani (per la Fantagraphics) e quindi questa rimarrà l’edizione definitiva che ci terremo per molti anni. Ma non per sempre. Il mercato del libro è in mutamento e chissà come funzioneranno le cose tra 10 o 20 anni. Allora sarà sicuramente molto più economico e veloce ricolorare le storie e risolvere tutti i problemi tecnici che abbiamo oggi. Non vedo così improbabile un’edizione digitale in alta definizione con la possibilità per noi vecchiardi amanti della carta di avere un’edizione print on demand. Forse sogno, ma forse no.

E sogniamo, allora. Come dovrà essere questa edizione ideale?

  • Tutte le storie scritte e/o disegnate da Scarpa;
  • Tutte le storie in ordine rigorosamente cronologico (di scrittura, quando noto e di pubblicazione quando non noto);
  • Tutte le storie ricolorate in maniera corretta e coerente (colori fedeli agli originali, ma non necessariamente quelli);
  • Nessuna censura avanzata da edizioni precedenti;
  • Impianti di ottima qualità;
  • Numero di pagine variabile per ogni volume, a seconda del bisogno;
  • Nessuna versione rimontata, sempre l’originale;
  • Apparato critico di Luca Boschi, Alberto Becattini (e all’evenienza Leonardo Gori, Andrea Sani…)

Per ora direi che abbiamo la miglior edizione che si potesse avere a questo prezzo e a questa periodicità e per questo non posso fare a meno di ringraziare tutte le persone coinvolte, soprattutto Luca Boschi e Alberto Becattini che hanno reso questo sogno possibile.

Voto all’opera 10 su 10.

Opera omnia di Romano Scarpa

1 commento su “Opera omnia: conclusioni”

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